mercoledì 9 aprile 2008

Reportage cena al buio del 5 aprile 2008

Sabato 5 aprile, alla parrocchia Regina Pacis di S. Lucia, a Prato, si è svolta una nuova edizione della cena al buio organizzata dalla sezione pratese dell’Unione italiana ciechi e ipovedenti e dall’U.N.I.VO.C.

Qui sotto trovate le impressioni di chi ha partecipato come cameriere, come volontario in cucina e commensale.


Cari colleghi,
sabato sera è stata ancora una nuova emozione fare il cameriere alle nostre cene, partecipare in gruppo all’allestimento, ed essere poi
in sala a servire, ascoltare le tante voci che si sovrastano camminhando silenziosamente tra i tavoli, ascoltare i vari commenti dei partecipanti e poi
avvicinarsi a loro e scambiare qualche battuta, rispondere a qualche vuriosità e conoscere nuove persone.

La partecipazione a questi eventi mi hanno dato sempre una immensa soddisfazione per i risultati che tante volte abbiamo ottenuto ma soprattutto sentire
anche in situazione di quel tipo trovare sorrisi e simpatia assieme ad una crescita personale per quello che riesco a fare.

Riccardo



LA CENA DI SABATO E’ STATA DAVVERO INTERESSANTE E PENSO CHE ALTRETTANTO INTERESSANTE SAREBBE RIPETERLA A DISTANZA DI TEMPO.

OLTRE AD ESSERE “INTELLIGENTE”, MI SONO ACCORTA CHE CI SENTO POCO, IL TEMPO E’ PASSATO MOLTO PIU’ LENTO DI QUEL CHE POI ERA EFFETTIVAMENTE
E IL FATTO DI SAPERE CHE NESSUNO MI VEDEVA MI FACEVA STARE BENE, COSI’ FANCULO AI VESTITI, ALLE CICCE, AI CAPELLI, AI COMPORTAMENTI EDUCATI. E’ INCREDIBILE
COME NON ABBIA RICONOSCIUTO DEI SAPORI…MA CHE CAVOLO, MANGIAMO PROPRIO CON GLI OCCHI!! I PINOLI SANNO DI PINOLI CON LA LINGUA MICA CON GLI OCCHI!!! HO
PARLATO CON MARIA LUCE (CHE ERA DI FRONTE A ME) E DALLA VOCE E DA QUELLO CHE MI RACCONTAVA, QUANDO REALMENTE L’ HO VISTA CI SONO RIMASTA PERPLESSA. ME
LA IMMAGINAVO DIVERSA!! E CHE CAVOLO MA ALLORA STI’ OCCHI COME LI ADOPRIAMO? INCREDIBILE COME SI E’ ABBASSATO IL TONO DELLE VOCI APPENA APERTA LA LUCE
E INCREDIBILE CONSTATARE CHE ABBIAMO COMINCIATO NON A GUARDARE GLI ALTRI MA A SCRUTARLI.

I RAGAZZI SONO RIMASTI SODDISFATTI. CLAUDIO HA DETTO CHE A LUI DOPO UN PO’ E’ PROPRIO MANCATA LA LUCE! E DARIO SI E’ UN PO’ CHIUSO MA SI E’ SENTITO LIBERO
DI MANGIARE COME VOLEVA!! SAREBBE STATO INTERESSANTE FARE UN TAVOLO CON TUTTI RAGAZZINI!!

FRANCESCA BALDI



Partecipare ad una cena al buio è una esperienza che illumina tutti gli altri sensi che possediamo e che fa esperire un modo diverso di percepire lo spazio,le persone, le cose, le interazioni, in maniera diversa dalla nostra consuetudine, unica e sempre nuova!
Premetto di essere stata formata per seguire la disabilità visiva, nel settore riabilitativo, e premetto di aver effettuato nell'arco di sei mesi (tantoè durato il mio corso di formazione) circa 250 - 280 ore di attività pratica riferita all'orientamento e alla mobilità, in situazione di "simulazione"della cecità (sotto benda!) sia in ambiente interno che in ambiente esterno.
Nonostante abbia acquisito questa esperienza, ogni volta è come fosse la prima volta, perché ogni volta constato che i nostri occhi annebbiano e quasi annullanol'uso degli altri sensi.
Trovandomi al buio, è sempre un riflesso incondizionato, quello di ammiccare alla velocità della luce per cercare di cogliere qualunque piccolo raggio diluce ... dopo mezz'ora di inutili sforzi, lascio questa possibilità e lascio spazio alle altre modalità sensoriali.
E passa ancora mezz'ora prima che mi senta realmente connessa e cerchi di usare tutte le possibili strategie che comportano il tatto, il gusto, l'odorato... ma, soprattutto l'orecchio!
E' come sentirsi un neonato che cerca di fare prove tecniche per l'uso di quel che possiede, ma senza saper come funziona!
Per me è una esperienza sempre nuova, entusiasmante, perché questi sensi che possediamo, spesso, non sappiamo neppure di averli, non sappiamo neanche comefunzionano ... e in queste circostanze diventano semplicemente indispensabili!
Insieme agli altri, si crea una situazione di aiuto reciproco, si pensa di non essere ascoltati bene e si alza la voce, non ci si sente osservati, ma sicuramenteci si sente molto imbranati, si apprezza il silenzio come sottofondo per una buona comunicazione, si arriva a capire quel che significa sentirsi osservatisenza potersi "difendere", ci si lascia addormentare in mancanza dello stimolo visivo, si instaura una comunicazione a volte esagerata in particolari etoni, per paura di essere inadeguati ... in una parola, saltano tutti i nostri punti di riferimento nel contatto con gli altri e nella gestione delle nostrepersone, pur se in ambienti semplici e accoglienti!
Secondo me una sana esperienza per mettersi realmente in discussione e per non dare mai
niente per scontato!

Laura Corsi