sabato 15 novembre 2008

ciechi per un'ora - III edizione

stamattina, sabato 15 novembre, un forte vento soffiava tra le vie e ipalazzi della nostra amata città e, tra la gente che si affrettava per lestrade per fare gli ultimi acquisti del sabato mattina, 4 strani individui,di cui due bendati, si aggiravano per le strade cittadine, muniti solo dibastoni bianchi...
ecco il loro racconto:
"Francesca, dove sei?" Nell'incrocio di suoni e rumori, la voce assume iltono di una supplica infantile. "Francesca, dove sei?" ripeto ancora, quasiangosciato,alla ricerca di una presenza amica. "Sono qui, non mi senti?" "No, figurati,con tutta questa confusione..." Con tutta questa confusione, d'un tratto,ogni cosa sembra tornare alle origini di un caos primordiale: i passi nonmisurano più le distanze consuete, vicino e lontano si annullano nell'ansiadiun contatto rassicurante, voci sconosciute amichevolmente sussurrano all'orecchiola direzione giusta e il corpo... questo corpo che non si muove più connaturalezza, ha perso coordinazione, si è rattrappito, ingobbito per lapaura, per il bisogno di proteggersi dagli ostacoli e magari dall'incomprensionedella gente. Senza più la percezione esatta di ciò che è intorno, nientesembra più accogliere i movimenti incerti delle mie gambe e delle miebraccia:il corpo si muove come nel vuoto, al limite estremo tra possibilità eimpossibilità... Infine al bar per una sosta e dopo il caffè, all'improvviso,sentola fatica della nuova esperienza e con essa il bisogno che qualcunoalleggerisca il peso di azioni apparentemente scontate: "Massi, puoi pagarete? Cirifacciamo dopo..."
Emanuele


"In giro, a piedi, senza vederci, per più di un'ora…provo un misto diansia ed eccitazione.Scendi e sali le scale, apri e chiudi il portone, cammina, cerca dinon perdere il contatto col muro tramite il bastone, cercasemplicemente di non perderti…! Un bastone ed un muro, i miei miglioriamici per 60 minuti, chi l'avrebbe mai detto?Inizia così l'avventura di un sabato mattina per le vie del centro diPrato. Max è la mia guida, la Francy d'Alò ci ha appena spiegatoalcune regole di base su come tenere il bastone e come muoverlo (emenomale!).Mi sento piuttosto impacciata all'inizio, mi rendo conto dei mieimovimenti innaturali, i miei sono passettini corti, alzo i piedi piùin alto del solito, per la paura di inciampare.Mi rendo conto di avere un bisogno quasi indispensabile di parlare(anche da sola), di commentare, di esprimere quello che sento epercepisco con gli altri sensi, di fare domande.Sono concentrata e cerco di rimanerlo, cerco di ascoltare i rumoriintorno a me, di capire quando lo spazio si modifica. I tempi sidilatano e così anche la mia percezione dello spazio.Ad un certo punto, mentre cammino, non c'è più il muro: attenzione,ma che succede? Siamo arrivati in piazza Duomo? Provo a ricercare ilmio punto di riferimento, lo ritrovo e sento di aver in qualche modogirato, però è strano…non ci sono rumori…allora Massimiliano (il mioangelo custode!) mi fa riflettere e mi rendo conto di essere finita inun…vicolo! Lo esploro un po', su consiglio di Massy, per cercare diprendere più confidenza con questa mia nuova situazione e poi riprendola direzione giusta.Quando ci vedi non ti rendi conto di cosa significhino gli ostacolilungo la strada, li eviti tranquillamente. Ma ora le cose sonodiverse…Caspiterina, ma quante biciclette ci sono appoggiate almuro??? E le macchine parcheggiate??? Spesso le colpisco piuttostoforte col bastone, mentre lo muovo a destra e a sinistra (come mi hadetto la Francy!) e il rumore metallico mi fa sorridere, rimbomba piùforte del solito, ora che non ci vedo. E poi mi dico: beh se ilproprietario trova un'ammaccatura sono stata io! E ne vado fiera! Nondoveva parcheggiarla lì, in quel modo, ecco! E' solo di intralcio!Tanto che un paio di volte, nel tentativo di superare un'auto dallaparte interna rimango incastrata fra macchina e muro…Due o tre volte rischio anche di infilarmi in qualche negozio che hala porta aperta, però me ne rendo conto quasi subito, dai suoni (se adesempio c'è la musica), dagli odori e dalla superficie del pavimento(toccandola col bastone, si sente che è più liscia della strada).Adesso comunque sono più concentrata e cerco di rimanerlo, cerco diascoltare i rumori intorno a me, di capire quando lo spazio simodifica. I tempi si dilatano e così anche la mia percezione dellospazio. Per cui il mio bisogno di parlare si riduce. Inizio ariconoscere dei rumori, come quello di un passeggino o di unabicicletta in movimento. E che soddisfazione quando, ferma in piazzadel Comune, nella confusione di suoni, voci e lavori in corso, riescoa sentire il rumore della fontana!La mia andatura ora è più spedita, mi rendo meglio conto quando lospazio si allarga, anche perché in alcuni punti sento il tepore delsole sulla faccia ed è una sensazione indescrivibile.Riesco pure ad infilarmi in mezzo ad un gruppetto di persone che fauna raccolta firme (me lo dicono loro ovviamente!), sbatacchio un po'il bastone contro il loro tavolino, ridacchio e bofonchio qualcosa diincomprensibile, mi scuso e riprendo a camminare.Ed ecco il meritato aperitivo: muovo lentamente la mia mano sulbancone in cerca del bicchiere, ho paura di rovesciarlo. Devo pagare60 centesimi e menomale che per l'appunto ho 3 monete da 20 centesimi,che riesco a riconoscere, così faccio bella figura !Torniamo in sede, c'è da aprire la porta, ho un leggera difficoltà neltrovare la toppa. Arrivata su mi tolgo la benda…la luce mi colpiscegli occhi, mi dà fastidio e mi sento un tantino stordita e mi gira unpo' la testa.Più di un'ora per fare quanto…forse un kilometro? E chi se ne frega!Sono davvero contenta di aver fatto questa esperienza. Mi ha fattoriflettere, mi ha insegnato qualcosa e mi arricchita e soprattutto miha dato l'opportunità di comprendere un po' meglio, per quantopossibile, la situazione dei miei amici, avvicinandomi a loro. Ci sonotante cose che si danno per scontate…ecco forse ora io ne ho qualcunain meno!"

Elisa Ferretti

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